Le origini del nome dell’isola si perdono tra realtà e leggenda. Tra le ipotesi più suggestive c’è quella che fa derivare il nome Procida dal greco “proketai” cioè giace; infatti se si guarda attentamente la morfologia dell’isola ci si accorge che essa sembra giacere coricata e sdraiata nel mare. Procida, con una superficie di circa 4 kmq, è la terza in ordine di grandezza delle isole partenopee. Venuti la prima volta, si ritorna sempre volentieri. Oggi come ieri, Procida è un susseguirsi di casette colorate, antichi palazzi, vedute mozzafiato, vigneti, limoneti, spiagge sabbiose e uno splendido mare blu. Procida è un vero set cinematografico a cielo aperto , infatti è stata scelta come location da svariati registi per oltre 35 pellicole di rilievo, soprattutto per i suoi panorami e la sua architettura tipica mediterranea: tra questi si possono citare, come esempi, Il postino, con Philippe Noiret e Massimo Troisi, Il talento di Mr. Ripley, con Matt Damon. Francesco e Nunziata con Sophia loren, Giancarlo Giannini, Raul bova, con la regia di Lina Wertmuller.
Inoltre Il Castello D’Avalos fornisce invece l’ambientazione per il carcere del film drammatico Detenuto in attesa di giudizio, con Alberto Sordi. A solo un’ora da Napoli e mezz’ora da Pozzuoli, ti ritrovi su un tranquillo isolotto di poco meno di 4 km², tra i limoni, il sole, il mare e il pesce fresco in tavola. Le case dai colori pastello, impacchettate l’una sull’altra, le navi in movimento, le strade tortuose, le spiagge e il mare sempre blu accolgono i turisti e rapiscono lo sguardo. Nessuno di coloro che hanno compreso lo spirito, selvaggio e accogliente allo stesso tempo, di quest’isola di navigatori che ha esplorato il mondo, è quindi in grado di separararsene completamente. Un pezzo di loro vive ancora tra queste baie, sogna ancora queste grotte, respirando l’aria fresca del mare a Procida. Non lontano dai porti di Napoli e Pozzuoli e vicino alle isole di Capri e Ischia, l’isola di Procida è sorprendente, forgiata dalla forza della natura che qui ha espresso il meglio. Il fascino di questo posto è così forte che presto, senza nemmeno accorgertene, ti ammali di Procida e quando esci non vedi l’ora di tornare e quando torni ti senti come se non fossi mai andato via… Solo in un posto così bello potrebbe sorgere il nostro hotel dominato dalle imponenti rovine del “Castello D’Avalos”, situato nel centro storico, a pochi minuti dal mare e dal porto di Marina Grande. L’isola era già descritta, in epoca classica, tra gli altri , da Juvenal, Stazio e Virgilio. Nella letteratura vernacolare, Procida divenne la scena della sesta novella del quinto giorno del Decamerone di Giovanni Boccaccio, dove sullo sfondo della guerra dei Vespri, si narra l’amore di Gian da Procida, nipote di Giovanni da Procida, in “Giovane Restituta”. Ancora più recente è il romanzo “Graziella” scritto da Alphonse de Lamartine, (che è stato adattato in un film nel 1955), giunto a Procida dalla Borgogna durante la prima metà del 19° secolo. Nel 20° secolo viene invece celebrata “l’isola di Arturo” (1957), una delle opere principali di Elsa Morante, scrittrice a cui è dedicato un premio letterario, assegnato nell’isola per diversi anni. Andando al cinema, Procida è stata scelta come set cinematografico per un gran numero di film, principalmente per i suoi panorami e la sua tipica architettura mediterranea: tra questi possiamo citare, come esempi, “Il postino”, con Philippe Noiret e Massimo Troisi , “Il talento di Mr. Ripley”, con Matt Damon. “Francesco e Nunziata” con Sophia loren, Giancarlo Giannini, Raul bova, diretto da Lina Wertmuller. Inoltre il “Castello D’Avalos” fornisce invece l’ambientazione per la drammatica prigione del film “Detenuto in attesa di giudizio” con Alberto Sordi. Procida, con una superficie di circa 4 chilometri quadrati, è la terza per dimensioni delle isole partenopee. Una volta che vieni per la prima volta, tornerai sempre volentieri. Oggi come ieri, Procida è piena di case colorate, antichi palazzi, panorami mozzafiato, vigneti, limoneti, e poi spiagge sabbiose, insenature, sentieri, stradine, natura, mare blu, gabbiani, profumi, colori e sapori. Non è un’isola, non è una roccia, è un gioiello appoggiato sul mare.
Il calendario religioso isolano in occasione della SANTA SETTIMANA DI PASQUA è ricco di eventi, ciascuno corrispondente ad un giorno ben preciso.
Il giorno del Giovedì Santo nella tarda serata, si svolge la suggestiva PROCESSIONE DEGLI APOSTOLI INCAPPUCCIATI organizzata dalla Confraternita dei Bianchi o del SS. Sacramento fondata nel 1583 dal cardinale Innico D'Avalos d'Aragona. Gli Apostoli personificati da dodici confratelli dei Bianchi, vestiti del loro abito di confraternita, si recano nella splendida Abbazia di San Michele Arcangelo per partecipare alla Santa Messa in occasione della quale il Sacerdote procede alla tradizionale Lavanda dei Piedi.
Al termine della funzione religiosa, gli Apostoli s'incappucciano e con una croce sulla spalla, una corona di spine sul capo procedono in processione, scortati da "centurione", dai cerimonieri, dai restanti partecipanti della confraternita e da altri uomini appartenenti ad altre confraternite che sfilano con in mano dei ceri. Il corteo sosta presso tutte le chiese dell'isola, e termina in una chiesa prestabilita per il rituale dell'Ultima Cena; per l'occasione viene preparato un grosso tavolo cui siedono gli Apostoli, per consumare un frugace pasto a base di legumi, pesce arrostito, agnello, pane azimo e vino. La notte da giovedì sera a venerdì mattina è consacrata alla preghiera e alla veglia del Cristo. Alle prime luci del mattino del Venerdì Santo dal borgo di Terra Murata si leva un corteo di carri religiosi rappresentanti scene della Bibbia, soprannominato la PROCESSIONE DEI MISTERI organizzata dalla Confraternita dei Turchini o dell'Immacolata Concezione, fondata nel 1629 dai padri Gesuiti.
I MISTERI creati e trasportati per le strade dell'isola, dai giovani Procidani vestiti dell'abito bianco e del mantello azzurro, si raccolgono nella piazzetta antistante l'Abbazia di San Michele Arcangelo, ivi richiamati dal suono di una tromba e tre colpi di tamburo eseguiti dal confratello dei Turchini più anziano, in ricordo del ritmo che accompagnava i condannati a morte nella Roma antica. L'ordine di marcia è il seguente: la bandiera con la scritta SPQR; le catene, simbolo della cattura di Cristo; le bandiere rappresentanti le diverse confraternite; i Misteri; le fanciulle con i fiori; i bambini vestiti di nero; i bambini vestiti da angioletti condotti per mano dai loro padri; la statua dell'Addolorata; ed infine, la statua del Cristo Morto, opera di Carmine Lantriceni, preceduta da un pallio o baldacchino funebre, sorretto dai rappresentanti della Marina Militare Procidana. La processione termina in Piazza Marina Grande, mentre le statue del Cristo e dell'Addolorata vengono ricondotte nell'Abbazia di San Michele Arcangelo ove, nel primo pomeriggio, viene celebrata la funzione religiosa de l'Agonia. La Settimana Santa termina con con il pic-nic del Lunedì in Albis, a cui partecipano non solo i procidana, ma altresì i numerosi turisti che affollano l'isola.